Samantha (QUARTA PARTE)
Salgo sul letto e gattono fino a sdraiarmi con la testa sui cuscini. Il mio cazzo ora punta la sua bocca; Samantha solleva la testa per incrociare il mio sguardo – mentre la sua posizione “a cagnolina” rimane immutata. «Lo hai mai succhiato?» le domando mentre la mia mano gioca con le sue adorabili ciocche. Scuote la testa. Dolcemente, ma non pianissimo, le spingo la testolina sulla punta e la sua bocca accoglie un po’ goffamente il grosso glande di gomma. «Più lubrifichi bene con la saliva e meglio sarà per il tuo culo» le spiego. Mi lancia un’occhiata un po’spaventata e si appresta a scendere il più vicino possibile alla base, prendendone in bocca quasi ¾. Poi incomincia ad andare su e giù, agevolata dalla copiosa salva che rilascia sul mio cazzo lucido.
Devo dire che si sta impegnando molto e quasi non sembra inesperta. Credo che saper succhiare è una cosa che sappiamo fare tutti magnificamente bene e che altrettanto magnificamente ci dà piacere. Questo perché è un atto pratico che ci portiamo dentro fin da bambini: è la fase orale di cui parla Freud, il capezzolo di nostra madre, il ciucciotto del biberon, il pollice che mettiamo in bocca prima di addormentarci e che rassicura i nostri sogni. Da adulti il desiderio orale non scompare, ma si nasconde nell’inconscio in attesa di essere risvegliato completamente. Penso che dall’adolescenza in poi ognuno abbia il diritto di rivendicare un cazzo: che sia di gomma, di una bella trans o di un maschietto.
Ogni volta che scende, la sua bocca raggiunge un cm in più, arrivando man mano ad abbracciare quelli più bassi. Le sue labbra saggiano la base mentre la gola è occupata a fare la conoscenza del glande, e la lingua a riservarsi uno spazio in quella boccuccia tutta riempita dall’asta. Le mie mani continuano ad accarezzarle le ciocche e non fanno più pressione – oramai fa tutto da sé in una sequenza che farebbe impazzire qualsiasi maschietto: pressione sul glande, saliva, spinta e risalita. A dire il vero è un po’ troppo meccanica nella gestualità ma il risultato è efficace. Gli occhi non si alzano mai verso di me perché sono occupati a dare conforto alla bocca, impegnata in un’operazione più utile a lei che a me – anche se, devo ammettere, ogni volta che spinge giù avverto una piacevolissima pressione sulle mie dolci labbra inumidite.
Appena la sua bocca risale sul glande le afferro delicatamente i capelli e, tirandoli leggermente, le stacco le labbra dal cazzo. «Sei stata brava, tesoro» mi congratulo mentre le metto una ciocca dietro l’orecchio sinistro. Lei mi guarda un po’ stralunata e mi accenna un sorriso con quelle labbra lucidate dalla saliva e con la bocca piena del sapore di PVC.
Mi alzo e mi metto dietro di lei, che rimane sempre nella stessa posizione. Non c’è bisogno nemmeno di chiederle se il suo culetto è vergine… so già la risposta. Entrambe le mani si posano sulle sue natiche, con i mignoli che le toccano i fianchi. Appoggio la punta del glande sul suo buchetto e lentamente lo infilo dentro. Rimango sorpresa di come riesco a penetrarla senza la minima frizione – il lavoretto di bocca ha dato i suoi frutti. Dopo pochi secondi ho già quasi metà del cazzo infilato dentro Samantha. Il suo culetto non ha difficoltà a ospitare la lunghezza, ma è la larghezza che decisamente lo mette a duro sforzo, spalancandolo magnificamente al mio sguardo assetato. I suoi mugolii sono tutti per il mio spessore, che ora le sta letteralmente aprendo il culo. Lei tenta di trattenere quei gemiti come se così facendo potesse trattenere anche il dolore.
In pochissimo tempo riesco a infilarlo praticamente tutto e appena le sfioro il culo con il mio bacino le sferro uno schiaffetto sulla chiappa sinistra. Poi lentamente esco dal suo culetto arrivando con la punta fino all’orlo ma senza togliermi completamente. Lo spingo nuovamente dentro di lei, questa volta un po’ più velocemente di prima. Voglio che il suo culo si abitui al mio cazzo progressivamente. Voglio che il suo dolore si diradi per far posto a un piacere sempre più intenso, fino a che quest’ultimo non spazzi via gli ultimi residui di dolore dal corpo e si impossessi completamente della sua mente. Voglio impadronirmi di quel culetto delizioso fino a farla mia.
Non faccio più molta fatica a darglielo tutto dentro e il movimento si fa sempre più veloce. È una strana sensazione: forse per la prima volta so come si sente un maschietto quando scopa una ragazza da dietro. È una sensazione di potere, di controllo, di forza assoluta. E devo dire che è una bella sensazione avere un cazzo, anche se finto; ti fa sentire sicura e decisa, specialmente se è un cazzo di 20 cm.
Per controllare meglio il ritmo e aumentare la velocità sono costretta a stringere le mani sui fianchi, in modo da aiutarmi a dare la spinta giusta per penetrarla a dovere. Scoparla in quel modo mi eccita; credo che il contatto con lei attraverso il fallo di gomma stia stimolando anche il mio clitoride. Penso che potrei riuscire perfino a venire, anche se per farcela probabilmente dovrei sbattermela tutta la notte.
La testa china sulle lenzuola e i forti gemiti – incentivati dal dolore frammisto al piacere – mi convincono che sto facendo un buon lavoro (dopotutto, è la prima volta anche per me). Non so ancora fino a quando la scoperò, ma voglio godere di questa posizione ancora per un po’.
Allungo una mano e le spingo la testa afferrandole i capelli; in questo modo le faccio capire che è mia e che il suo culo non ha via di scampo. La tengo così per qualche secondo, poi riappoggio le mani sul culo, questa volta non sui fianchi ma proprio sulle sue belle chiappe sode. Gliele stringo con le unghie continuando a scoparla con forza. I suoi gemiti si fanno sempre più forti mentre il mio cazzo, implacabile, la cavalca fortissima. Tra una penetrazione e l’altra non riesco a resiste all’impulso di darle qualche schiaffo sul culo. In primo luogo perché sono eccitata, in secondo luogo perché i suoi gemiti mi fanno impazzire, in terzo luogo perché ha un culetto sodo da prendere a schiaffi, in quarto luogo perché ogni volta che gliene do uno sembra apprezzare con un gemito molto più forte del precedente – nonostante la sua natica si sia arrossata parecchio.
Ora capisco perché quando i maschietti mi scopano da dietro non riescono a trattenersi dall’essere così a****leschi. C’è un tempo per la dolcezza e un tempo per la severità. Quando si sta dietro a una ragazza messa “a quattro zampe” bisogna essere severi; non c’è spazio per le indecisioni, bisogna agire con fermezza e prendersi il culo con la forza. Bisogna afferrarlo con smodato vigore e sferrare qualche schiaffo se necessario. È essenziale far capire chi comanda penetrando e spingendo senza pietà. Ovviamente, quando sono io a essere messa “a quattro zampe”, pretendo di ricevere lo stesso trattamento e di essere scopata in questo preciso modo, altrimenti non ha senso: meglio un’altra posizione.
Non c’è che dire, i maschietti mi hanno insegnato proprio bene, e adesso, quando sono dall’altra parte, so esattamente come prenderla perché al suo posto vorrei essere presa allo stesso modo. Me la scopo come vorrei che scopassero me. E mentre sto spingendo dentro Samantha ho quasi la sensazione di scopare me stessa. Se ci fosse un’altra me che, messa carponi mi invitasse col suo culetto, credo che la scoperei di brutto cavalcandola fino a farla esplodere di piacere. Chiamatemi pure narcisista ma da ragazzina amavo masturbarmi davanti allo specchio.
Le afferro le braccia e le tiro indietro fino a che le sue stesse mani non si incollino sul suo culo. Il mio bacino sbatte sui dorsi di quelle belle manine dalle dita aperte e distese che mi invitano a entrare più forte dentro di lei. La pressione delle sue mani va verso l’esterno in modo da allargare meglio il buco del culetto. Non avendo più appoggio, la testa di Samantha è completamente schiacciata sulle lenzuola e la schiena è leggermente inclinata verso il letto.
Le prendo di nuovo i fianchi per scoparla meglio e lei inizia ad ansimare parecchio. «Basta, basta!» mi supplica all’improvviso tra un sospiro e l’altro. «Sono venuta», aggiunge affannata.
Rimango sbigottita, e appena le esco dal culo per l’ultima volta esclamo: «Come hai fatto a venire dal culo!?» Non sa che rispondermi ed effettivamente la mia era una domanda retorica. La guardo con invidia mentre il respiro ritorna pian piano a essere regolare.
Non sono mai venuta dal culo, né il mio clitoride è stato stimolato a dovere durante un rapporto anale; come è possibile che lei sia arrivata all’orgasmo (dopo che poco prima ne aveva ricevuto un altro, per giunta) alla sua prima esperienza?
Mi sfilo lo strap-on e mi stendo accanto a lei che, esausta e con gli occhi semichiusi, mi mette un braccio intorno al collo. Ci infiliamo sotto le coperte e ci addormentiamo nude e abbracciate.
FINE QUARTA PARTE
Presto pubblicherò il prosieguo
Devo dire che si sta impegnando molto e quasi non sembra inesperta. Credo che saper succhiare è una cosa che sappiamo fare tutti magnificamente bene e che altrettanto magnificamente ci dà piacere. Questo perché è un atto pratico che ci portiamo dentro fin da bambini: è la fase orale di cui parla Freud, il capezzolo di nostra madre, il ciucciotto del biberon, il pollice che mettiamo in bocca prima di addormentarci e che rassicura i nostri sogni. Da adulti il desiderio orale non scompare, ma si nasconde nell’inconscio in attesa di essere risvegliato completamente. Penso che dall’adolescenza in poi ognuno abbia il diritto di rivendicare un cazzo: che sia di gomma, di una bella trans o di un maschietto.
Ogni volta che scende, la sua bocca raggiunge un cm in più, arrivando man mano ad abbracciare quelli più bassi. Le sue labbra saggiano la base mentre la gola è occupata a fare la conoscenza del glande, e la lingua a riservarsi uno spazio in quella boccuccia tutta riempita dall’asta. Le mie mani continuano ad accarezzarle le ciocche e non fanno più pressione – oramai fa tutto da sé in una sequenza che farebbe impazzire qualsiasi maschietto: pressione sul glande, saliva, spinta e risalita. A dire il vero è un po’ troppo meccanica nella gestualità ma il risultato è efficace. Gli occhi non si alzano mai verso di me perché sono occupati a dare conforto alla bocca, impegnata in un’operazione più utile a lei che a me – anche se, devo ammettere, ogni volta che spinge giù avverto una piacevolissima pressione sulle mie dolci labbra inumidite.
Appena la sua bocca risale sul glande le afferro delicatamente i capelli e, tirandoli leggermente, le stacco le labbra dal cazzo. «Sei stata brava, tesoro» mi congratulo mentre le metto una ciocca dietro l’orecchio sinistro. Lei mi guarda un po’ stralunata e mi accenna un sorriso con quelle labbra lucidate dalla saliva e con la bocca piena del sapore di PVC.
Mi alzo e mi metto dietro di lei, che rimane sempre nella stessa posizione. Non c’è bisogno nemmeno di chiederle se il suo culetto è vergine… so già la risposta. Entrambe le mani si posano sulle sue natiche, con i mignoli che le toccano i fianchi. Appoggio la punta del glande sul suo buchetto e lentamente lo infilo dentro. Rimango sorpresa di come riesco a penetrarla senza la minima frizione – il lavoretto di bocca ha dato i suoi frutti. Dopo pochi secondi ho già quasi metà del cazzo infilato dentro Samantha. Il suo culetto non ha difficoltà a ospitare la lunghezza, ma è la larghezza che decisamente lo mette a duro sforzo, spalancandolo magnificamente al mio sguardo assetato. I suoi mugolii sono tutti per il mio spessore, che ora le sta letteralmente aprendo il culo. Lei tenta di trattenere quei gemiti come se così facendo potesse trattenere anche il dolore.
In pochissimo tempo riesco a infilarlo praticamente tutto e appena le sfioro il culo con il mio bacino le sferro uno schiaffetto sulla chiappa sinistra. Poi lentamente esco dal suo culetto arrivando con la punta fino all’orlo ma senza togliermi completamente. Lo spingo nuovamente dentro di lei, questa volta un po’ più velocemente di prima. Voglio che il suo culo si abitui al mio cazzo progressivamente. Voglio che il suo dolore si diradi per far posto a un piacere sempre più intenso, fino a che quest’ultimo non spazzi via gli ultimi residui di dolore dal corpo e si impossessi completamente della sua mente. Voglio impadronirmi di quel culetto delizioso fino a farla mia.
Non faccio più molta fatica a darglielo tutto dentro e il movimento si fa sempre più veloce. È una strana sensazione: forse per la prima volta so come si sente un maschietto quando scopa una ragazza da dietro. È una sensazione di potere, di controllo, di forza assoluta. E devo dire che è una bella sensazione avere un cazzo, anche se finto; ti fa sentire sicura e decisa, specialmente se è un cazzo di 20 cm.
Per controllare meglio il ritmo e aumentare la velocità sono costretta a stringere le mani sui fianchi, in modo da aiutarmi a dare la spinta giusta per penetrarla a dovere. Scoparla in quel modo mi eccita; credo che il contatto con lei attraverso il fallo di gomma stia stimolando anche il mio clitoride. Penso che potrei riuscire perfino a venire, anche se per farcela probabilmente dovrei sbattermela tutta la notte.
La testa china sulle lenzuola e i forti gemiti – incentivati dal dolore frammisto al piacere – mi convincono che sto facendo un buon lavoro (dopotutto, è la prima volta anche per me). Non so ancora fino a quando la scoperò, ma voglio godere di questa posizione ancora per un po’.
Allungo una mano e le spingo la testa afferrandole i capelli; in questo modo le faccio capire che è mia e che il suo culo non ha via di scampo. La tengo così per qualche secondo, poi riappoggio le mani sul culo, questa volta non sui fianchi ma proprio sulle sue belle chiappe sode. Gliele stringo con le unghie continuando a scoparla con forza. I suoi gemiti si fanno sempre più forti mentre il mio cazzo, implacabile, la cavalca fortissima. Tra una penetrazione e l’altra non riesco a resiste all’impulso di darle qualche schiaffo sul culo. In primo luogo perché sono eccitata, in secondo luogo perché i suoi gemiti mi fanno impazzire, in terzo luogo perché ha un culetto sodo da prendere a schiaffi, in quarto luogo perché ogni volta che gliene do uno sembra apprezzare con un gemito molto più forte del precedente – nonostante la sua natica si sia arrossata parecchio.
Ora capisco perché quando i maschietti mi scopano da dietro non riescono a trattenersi dall’essere così a****leschi. C’è un tempo per la dolcezza e un tempo per la severità. Quando si sta dietro a una ragazza messa “a quattro zampe” bisogna essere severi; non c’è spazio per le indecisioni, bisogna agire con fermezza e prendersi il culo con la forza. Bisogna afferrarlo con smodato vigore e sferrare qualche schiaffo se necessario. È essenziale far capire chi comanda penetrando e spingendo senza pietà. Ovviamente, quando sono io a essere messa “a quattro zampe”, pretendo di ricevere lo stesso trattamento e di essere scopata in questo preciso modo, altrimenti non ha senso: meglio un’altra posizione.
Non c’è che dire, i maschietti mi hanno insegnato proprio bene, e adesso, quando sono dall’altra parte, so esattamente come prenderla perché al suo posto vorrei essere presa allo stesso modo. Me la scopo come vorrei che scopassero me. E mentre sto spingendo dentro Samantha ho quasi la sensazione di scopare me stessa. Se ci fosse un’altra me che, messa carponi mi invitasse col suo culetto, credo che la scoperei di brutto cavalcandola fino a farla esplodere di piacere. Chiamatemi pure narcisista ma da ragazzina amavo masturbarmi davanti allo specchio.
Le afferro le braccia e le tiro indietro fino a che le sue stesse mani non si incollino sul suo culo. Il mio bacino sbatte sui dorsi di quelle belle manine dalle dita aperte e distese che mi invitano a entrare più forte dentro di lei. La pressione delle sue mani va verso l’esterno in modo da allargare meglio il buco del culetto. Non avendo più appoggio, la testa di Samantha è completamente schiacciata sulle lenzuola e la schiena è leggermente inclinata verso il letto.
Le prendo di nuovo i fianchi per scoparla meglio e lei inizia ad ansimare parecchio. «Basta, basta!» mi supplica all’improvviso tra un sospiro e l’altro. «Sono venuta», aggiunge affannata.
Rimango sbigottita, e appena le esco dal culo per l’ultima volta esclamo: «Come hai fatto a venire dal culo!?» Non sa che rispondermi ed effettivamente la mia era una domanda retorica. La guardo con invidia mentre il respiro ritorna pian piano a essere regolare.
Non sono mai venuta dal culo, né il mio clitoride è stato stimolato a dovere durante un rapporto anale; come è possibile che lei sia arrivata all’orgasmo (dopo che poco prima ne aveva ricevuto un altro, per giunta) alla sua prima esperienza?
Mi sfilo lo strap-on e mi stendo accanto a lei che, esausta e con gli occhi semichiusi, mi mette un braccio intorno al collo. Ci infiliamo sotto le coperte e ci addormentiamo nude e abbracciate.
FINE QUARTA PARTE
Presto pubblicherò il prosieguo
9 年 前
Questa te la rubo.
In primo luogo perché sono eccitata,
in secondo luogo perché i suoi gemiti mi fanno impazzire,
in terzo luogo perché ha un culetto sodo da prendere a schiaffi,
in quarto luogo perché ogni volta che gliene do uno sembra apprezzare con un gemito molto più forte del precedente
ci credo che ti ha guardato spaventata, chi non lo sarebbe stato, sembrava una minaccia piuttosto che un consiglio... ma in effetti come dici tu quando devi fare certe cose, devi farle in modo fermo e deciso